4 Dicembre 2017

Come ti preparo e distruggo un piano editoriale in cinque minuti!

Come qualunque blogger lungimirante sa, per tenere un blog, la prima cosa da fare è un piano editoriale. Pur non essendo una blogger, meno che mai lungimirante, una sorta di piano editoriale in effetti ce l’ho anche io: desktop, cartella Officine Gualandi, cartella Blog, file word Idee.blog Ad aprirlo vien giù una lista di argomenti lunga due pagine, con tanto di previsione di pubblicazione programmata a cadenza mensile. C’è di che scrivere da qui all’anno prossimo. Ho cercato di fare bene l’elenco: approfondimenti, interviste, reportage, narrazioni più o meno introspettive, tutte idee per post insomma rigorosamente inerenti i Gualandi. I presupposti per un blog efficiente ci sono tutti, almeno per chi, come noi, non nasce blog, non vuole diventare solo un blog ed è un “organismo collettivo” fatto da tre teste, non dimentichiamocelo, ognuna con le proprie idee. Tutto ineccepibile, almeno dal mio punto di vista, se non fosse che a questo punto qualcosa si inceppa. Comincio ogni mese a leggere la lista delle idee appuntate e casso. Leggo e casso. Quando non casso, scrivo e poi casso. E se non casso io, cassano gli altri due. Per cui nella cartella Blog, all’interno della cartella Officine Gualandi, si sono già ammucchiati una decina di file che, pubblicandoli, potrei stare a posto almeno fino a giugno. Ora, se con la gestione di un blog posso anche prendermi il lusso di assecondare la mia natura casinista nonché quella polemica degli altri Gualandi, rompendomi la testa o poi improvvisando all’ultimo minuto, con la gestione di una produzione in ceramica non sarebbe mai possibile. Avrei prodotto forse quattro collane in un mese e una lampada a stagione dal momento che con la ceramica è tutto un incastro di tempistiche di asciugatura, essicazione, cottura, raffreddamento, e via di seguito. O stai dietro ai suoi tempi o finisci che butti tutto nel secchio!

Per fortuna dietro alla gestione del laboratorio c’è Renato a riempire fogli di calcoli, programmi di cottura di ogni genere, mensili, settimanali, straordinari e pure bimestrali! Nei periodi di produzione intensa come in questo, lavora a ritmi serratissimi e guai a stargli fra i piedi!
Per il blog invece comincio a pensare che un piano editoriale non basti. Ci vorrebbero come minimo Clio, Euterpe, Thalia e qualche altra Musa benevola a passare pizzini, un caporedattore stressato e pieno di guai con il fiato sul collo e un esercito di angeli in tenuta antisommossa per mettere d’accordo i tre Gualandi. Ma insomma, in fondo, perché vi racconto tutto questo?! Per tre motivi. Un po’ perché ho una passione per i meta-discorsi, un po’ perché, accidenti a me, ho cassato anche questa volta tutti gli altri argomenti e un po’ perché c’è la nostra vita anche nella gestione di questo blog. Un blog infatti è una faticaccia, non credo sia un mistero per nessuno.

Eppure, nonostante vi abbia evidenziato finora le mie difficoltà, lo consiglio davvero a tutti, perché è una fatica che torna utile, anche se come noi non hai milioni di followers. Mette in moto le idee, obbliga a mille interrogativi, induce a fare ricerca, innesca l’analisi meglio del vecchio e caro strizzacervelli. Quando abbiamo deciso di investire il nostro tempo consapevolmente nel marketing oltre che nella produzione, noi che a questa parola marketing, fino a ieri, poco volentieri abbinavamo aggettivi benevoli, ci siamo persuasi a farlo soltanto grazie all’idea che il nostro sarebbe stato un marketing con pochi artefatti, patinature, istituzionalismi. Un marketing-verità insomma, anche se non per questo vi mostriamo tutte le paste al pesto che ci mangiamo o i problemi per sconfiggere le dermatiti. Ci piace l’idea di un marketing che parli senza infingimenti dei Gualandi, perché una delle cose buone dell’artigianato è la sacrosanta genuinità del prodotto, per cui a cosa servirebbe menarvela con le sottili armi della persuasione? Quelle lasciamole alle multinazionali poverine, a voi vanno tutto l’affetto e le disavventure dei Gualandi!